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Indice "Compaesani da ricordare"
  
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   
   

   
 
   
   
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LUIGI D'ANTONI (Bulo)
Colloredo di Prato 1925 - San Daniele del Friuli 1945

Luigi D'Antoni nacque a Colloredo il 23 marzo 1925 da Pietro e Bassi Adalgisa.
Ancora piccolissimo perse il padre; gli anni successivi furono particolarmente difficili per la famiglia D'Antoni - composta dalla madre, dal fratello più grande Alfredo e dalla sorella più piccola Vittoria.

All'età di quindici anni, seguendo l'esempio del fratello, Luigi trovò un'occupazione presso un'officina meccanica di biciclette a Udine, il che gli permise di sostenere la famiglia contribuendo a garantire una vita dignitosa ai suoi cari.
Solo un anno dopo decise tuttavia di lasciare questo lavoro per andare volontario nella Marina militare, in quanto era stato ammesso a frequentare la scuola motoristi navali nell'Isola di San Giorgio a Venezia.

Dopo l'8 settembre 1943, assieme ai compagni della scuola, fu condotto forzatamente  dall'Isola di San Giorgio in Piazza San Marco dove probabilmente i giovani sarebbero stati costretti ad arruolarsi nella Repubblica di Salò.

Luigi riuscì a sottrarsi e a fuggire per le calli di Venezia dove fu aiutato da una famiglia a procurarsi abili civili raggiungendo la stazione e il primo treno per Udine, per tornare a casa.

Con la firma dell'armistizio il Friuli era stato dichiarato territorio sotto il controllo della Germania di Hitler e proprio il comando tedesco emanò un proclama con il quale si ordinava a tutti i giovani da 19 a 25 anni di presentarsi al distretto militare di Udine per arruolarsi con i repubblichini, pena la deportazione.
Di fronte a questa imposizione i giovani furono costretti ad una scelta drammatica: o obbedire all'ordine arrogante dei tedeschi o entrare nella Resistenza. Luigi D'Antoni scelse senza esitazione di entrare in clandestinità aderendo ai gruppi partigiani Garibaldini che da molti mesi, già prima dell''8 settembre, si nascondevano sulle montagne.
Poco tempo dopo anche il fratello Alfredo entrò a far parte dei G.A.P., gruppi di azione patriottica, creati dal Partito Comunista Italiano sul modello della Resistenza francese.

 
E proprio il fratello Alfredo, nel romanzo autobiografico "Un ideale, una storia", ricorda con commozione una delle ultime visite che il partigiano Luigi D'Antoni, detto Bulo, riusci a fare alla famiglia, prima di rientrare alla macchia con i compagni di battaglia: racconta il fratello: "Erano mesi che non sapevo niente di lui. Vestiva una camicia leggera; ai piedi, pieni di vesciche e sanguinanti, portava delle ciabatte in dotazione ai piloti per ripararsi dal gelo delle grandi altitudini.
Il petto magrissimo era viola dal freddo e i pidocchi uscivano da ogni parte [...]. Quando mia madre rientrò, nel vedere suo figlio in quelle condizioni sbiancò in volto. Di fronte a quella giovinezza consumata dalla paura, dalle intemperie, dagli stenti, rimase muta. In silenzio lo lavò, gli medicò i piedi".   

Nelle settimane successive i Tedeschi, approfittando delle difficoltà degli Alleati e del freddissimo gennaio del 1945, sferrarono un feroce attacco alla Resistenza partigiana nelle montagne del Friuli.

Luigi, durante una drammatica fuga sul Collio, fu arrestato dai Tedeschi, insieme ai suoi compagni, e condotto nel carcere di Via Spalato a Udine, dove i prigionieri furono processati e condannati a morte.
I giorni successivi sono tra i più drammatici che la città di Udine abbia vissuto durante il secolo scorso: il 7 febbraio i gappisti di Udine attaccarono le prigioni liberando 73 persone tra partigiani, sacerdoti e prigionieri alleati.
Luigi non fu liberato direttamente ma riuscì ugualmente a fuggire prima dell'arrivo dei rinforzi tedeschi.
Durante l'azione, tuttavia, rimasero uccise due guardie. La rappresaglia dei tedeschi fu tremenda: l'11 febbraio prelevarono dal carcere 23 partigiani che furono fucilati contro il muro di cinta del Cimitero di Udine, lasciando i loro corpi per ore alla vista cittadini come feroce monito rivolto a chi avesse sostenuto la lotta partigiana.
Nel frattempo Luigi aveva raggiunto un luogo relativamente sicuro nella zona di Remanzacco, dove il fratello riuscì, con enorme rischio, a portagli alcuni generi di conforto.
Ma a Udine le carneficine continuavano: il 9 aprile, altri 29 partigiani furono trucidati dai nazifascisti.
Il 1 maggio la città di Udine venne liberata dalle truppe alleate.
Il partigiano Luigi D'Antoni non fece tuttavia immediatamente rientro a casa e, per questo, il fratello Alfredo partì alla sua ricerca. Dopo alcuni giorni riuscì a ottenere sue notizie, purtroppo drammatiche: Luigi, il 28 aprile, tre giorni dopo la Liberazione, era stato dilaniato da da uno spezzone di bomba aerea a Farla di Majano, sulla sponda del Canale Ledra, mentre con i suoi compagni cercava di contrastare la ritirata dei Cosacchi e dei Tedeschi. Trasportato all'Ospedale di San Daniele del Friuli e ivi abbandonato, era morto il giorno successivo per le gravissime ferite riportate. Aveva da poco compiuto vent'anni. Il suo corpo era stato sepolto nel cimitero di San Daniele senza alcun segno di riconoscimento.

Alfredo, dopo aver appreso la terribile notizia, non rinunciò a ritrovare l'amatissimo fratello, continuando le ricerche che lo condussero - dopo una quindicina di giorni - ad individuare il luogo dell'anonima sepoltura. Il recupero della bara e la successiva tumulazione a Colloredo di Prato furono possibili solo grazie alla quella disperata ricerca. E proprio lui dovette affrontare il dolore di occuparsi personalmente della riesumazione. Il racconto di questa terribile esperienza, fatto da Alfredo D'Antoni nel romanzo "Un ideale, una storia", costituisce una commovente testimonianza di affetto fraterno e un monito incancellabile contro la ferocia di tutte le guerre. (Leggi il passo del romanzo)

A Luigi D'Antoni il Comune di Pasian di Prato ha dedicato la strada del paese già nota come via Santa Maria, nella quale abitava, e abita ancor oggi, la famiglia D'Antoni.

Il Suo corpo riposa nel Cimitero di Colloredo di Prato, accanto a quello di Silvio Del Forno, altro valoroso partigiano del paese, uniti in un unico monumento funebre voluto dalle famiglie e dai compagni garibaldini.
 

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Fonti bio-bibliografiche:

- Famiglia D'Antoni
- Alfredo D'Antoni - Un Ideale, una storia (a cura di Mirella Zomero), 2012, Lithostampa
- Franco Sguerzi - Colloredo di Prato, 1991, Campanotto Editore
- Archivi anagrafici e dello Stato Civile del Comune di Pasian di Prato

COMPAESANI DA RICORDARE

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Immagini

Il funerale di Luigi D'Antoni


Il monumento funebre di Luigi D'Antoni